Già negli anni 70/80 le Acli Picene editavano, per un lungo periodo un mensile d’informazione. “Insieme si puo” per l’appunto.
Scopo? Creare un collegamento, una unione, uno strumento per “stare insieme”, non solo nel mondo Acli, ma con tutti gli uomini di buona volontà.
Uno strumento per indicare il nostro progetto per costruire una diversa società, dicevamo allora “Una società a misura d’uomo” ricca di solidarietà tra persone e gruppi di diverso ceto sociale, etnie, religioni, culture, pronti a realizzarla insieme, e condividerne scopi percorsi e risultati, sostenibile, senza infrangere il disegno armonico del creato e delle menti.
Poi arrivarono gli anni delle crisi economiche, dell’individualismo, delle paure del “prima io poi tutti gli altri” e tutto si è maledettamente complicato anche all’interno del nostro Movimento.
Necessita pertanto riprendere quel cammino interrotto, decidere quale impegno rinnovare, reinventare un percorso, una strada, una meta. Ma noi, vogliamo operare sempre nell’ottica di questi tre concetti fondamentali. Ma come possiamo esplicitarli nel concreto? Quale ruolo assumere nell’attuale contesto sociale? L’azione finora sviluppata è stata soddisfacente? Occorrono dei cambi di rotta?
Si abbiamo realizzato belle e importanti iniziative, gite soggiorni in stupende località, percorsi culturali, ma personalmente non mi ritengo pienamente soddisfatto. Abbiamo sì certo migliorato l’aspetto strutturale della vacanza (località di primo ordine migliori alberghi, servizi più curati) ma a fronte di questo si è verificato un abbassamento della “socialità” dello stare insieme.
Non ci sono più le partite di pallone tra i ragazzi pugliesi e marchigiani, le lunghe camminate tutti insieme sui sentieri di montagna.
I corsi di formazione per i ragazzi delle Acli. Poi durante l’anno ci si tornava ad incontrare in Ascoli o in altre città delle Marche e non dal punto di vista operativo poi, siamo poco presenti nella realtà, nell’economia, nelle socialità locali, nel contesto insomma abbiamo dedicato poco tempo per progettare sul Piceno, sui Sibillini, sulle Marche.
Con il terremoto poi, una ampia fascia del nostro territorio è stata completamente sconvolta, intere comunità locali sono state spazzate via, sono stati rescissi secolari legami.
Un patrimonio storico culturale, naturale e di civiltà è stato distrutto come se non bastasse la natura, l’uomo con i suoi codici le sue leggi, i suoi cavilli ha completato la desertificazione. E noi non siamo presenti. Come allora poterci ritagliare, in questo contesto, un piccolo spazio, uno ruolo, per i prossimi anni? Come fare per progettare ed operare, per ricreare un minimo di ricomposizione sociale di quel nostro territorio?
Poter entrare di nuovo nella rocca di Arquata, ammirare il tempietto di Capodacqua, poter riascoltare la S.Messa a Santa Maria in Pantano e in Lapide o nelle altre Pievi montane. Poter sentire di nuovo, dalla Salaria, i rintocchi Della campana di Pescara del Tronto.
Veder ripopolati di anziani ma anche di bambini i paesi non solo di Montegallo, ma di Arquata, Montemonaco, Montefortino, Acquasanta. Poter tornare a sfogliare gli antichi tomi degli archivi storici comunali. Perché noi non siamo solo soggiorni e viaggi. Siamo conservazione della natura, cultori ammiratori e di tutto ciò che la storia e la cultura ci ha tramandato. A tal fine non va esclusa la creazione di una struttura CTA Monti Sibillini che operi prevalentemente sui luoghi del terremoto, pronta ad avviare iniziative di solidarietà, di turismo sociale di conoscenza e pratica dei luoghi.
Ecco allora la necessità che il nuovo direttivo elabori un progetto complessivo, non un libro dei sogni ma iniziative semplici e incidenti: assumiamo questo impegno.
Per i prossimi anni, vogliamo che ad operare sia una nuova squadra, una
squadra di giovani, perché possano essi realizzare una società a loro misura.
Corre l’obbligo di esprimere il nostro plauso alle iniziative dell’US Acli di Ascoli con le passeggiate della salute. Non sono solo passeggiate ma momenti di alto valore sociale (stare insieme) e culturale, conoscere la città non solo dal punto di vista artistico, ma nella sua complessità e sostenibilità, senza minimamente intaccare la bellezza e l’armonia della città.
Buon lavoro.